Vico Magistretti ♥ De Padova

Vico sembrava uno sbuffo di vento. Uno schizzo leggero, per niente sgualcito. Capivi subito che gli piaceva la semplicità e che ascoltava musica quando lavorava.

Vico era una nota che non faceva troppo rumore, ma che riempiva l’aria.

De Padova

Milano

Era milanese, molto. Amava ritrovare nella città la sua storia di famiglia, si divertiva nello scoprire che la casa dove viveva, e che aveva ristrutturato, era stata fatta dal suo bisnonno ai tempi di Napoleone. Diceva che la semplicità è la cosa più complicata del mondo. E anche più raffinata.

A chi gli chiedeva quale oggetto gli sarebbe piaciuto aver disegnato rispondeva: l’ombrello. Perché serve, è utile, è straordinario e senza tempo. Lampi di bellezza, per lui. Intendeva che basta un attimo per meravigliarsi e scoprire altri modi (e mondi). Avere a che fare con l’industria non la riteneva un’offesa, anzi, credeva nello scambio, nella produzione seriale.

Vico e Maddalena (De Padova) si capivano, non c’era bisogno dei disegni, bastava uno schizzo dietro una busta. Era un confronto tra due teste veloci che spesso continuava anche nella casa di via Marina dove Maddalena portava i prototipi. Lei più testarda, lui più conciliante e l’ospite non poteva restare neutrale. Vico ammirava la capacità di osservazione e di critica di Maddalena: «Trova subito il punto debole della progettazione». Era sempre pronto a ricostruire a ripartire, a trovare altre soluzioni.

Il Vico poteva sembrare un fumetto, tratto distintivo: le calze rosse. Gli piaceva colpire, facendo finta che tutto fosse casual, che l’idea e il tono stavano lì, bastava accorgersene. Invece dietro in realtà c’era studio, costruzione, preparazione. Quel rosso, era un po’ la Svizzera (dove era riparato durante la guerra), un po’ Kandinskij, un po’ Bauhaus, un po’ Steiner, un po’ Afro, un po’ Burri, un po’ Guttuso, un po’ Mondrian. Il RossoVico insomma. Semplice, ma non facile. A Londra dove insegnava e aveva casa, si trovava bene. Forse perché anche lui aveva un po’ di quella normale eccentricità anglosassone. Il loden, e i pantaloni di velluto giallo ocra. Ma sopra il loden un piccolo scialle piegato, triangolare, che annodava di fronte. Un tocco elegante, classico, che ricordava le cose che lui disegnava, come il divano evocativo RAFFLES.
 

Era sincero. Aveva viaggiato molto: gli era piaciuta Buenos Aires e tantissimo New York dove a trentaquattro anni aveva incontrato Giò Ponti. «E dove le donne fumano per strada». Niente conformismi: il monopattino da bambino, la bicicletta da grande. Vico pedalava in epoche, creava, trasformava. Chiedendo strada e dandola, con generosità. Vico nell’amicizia c’era, gli piaceva lasciare il suo segno nella vita degli amici. Era la sua carezza. A chi ti dà un’emozione devi essere grato per sempre, questo pensava. Ogni manifestazione di opulenza gli dava fastidio, preferiva uno stile che entrasse in punta di piedi, senza soverchiare. L’eleganza per lui era nella qualità dei materiali e nella loro lavorazione e nell’uso non indiscriminato del colore. Vico (non Ludovico) era essenziale appunto. Sapeva che nessuno è perfetto e che va bene così.

Il Vico poteva sembrare un fumetto, tratto distintivo: le calze rosse. Gli piaceva colpire, facendo finta che tutto fosse casual, che l’idea e il tono stavano lì, bastava accorgersene. Invece dietro in realtà c’era studio, costruzione, preparazione. Quel rosso, era un po’ la Svizzera (dove era riparato durante la guerra), un po’ Kandinskij, un po’ Bauhaus, un po’ Steiner, un po’ Afro, un po’ Burri, un po’ Guttuso, un po’ Mondrian. Il RossoVico insomma. Semplice, ma non facile. A Londra dove insegnava e aveva casa, si trovava bene. Forse perché anche lui aveva un po’ di quella normale eccentricità anglosassone. Il loden, e i pantaloni di velluto giallo ocra. Ma sopra il loden un piccolo scialle piegato, triangolare, che annodava di fronte. Un tocco elegante, classico, che ricordava le cose che lui disegnava, come il divano evocativo RAFFLES.

Era sincero. Aveva viaggiato molto: gli era piaciuta Buenos Aires e tantissimo New York dove a trentaquattro anni aveva incontrato Giò Ponti. «E dove le donne fumano per strada». Niente conformismi: il monopattino da bambino, la bicicletta da grande. Vico pedalava in epoche, creava, trasformava. Chiedendo strada e dandola, con generosità. Vico nell’amicizia c’era, gli piaceva lasciare il suo segno nella vita degli amici. Era la sua carezza. A chi ti dà un’emozione devi essere grato per sempre, questo pensava. Ogni manifestazione di opulenza gli dava fastidio, preferiva uno stile che entrasse in punta di piedi, senza soverchiare. L’eleganza per lui era nella qualità dei materiali e nella loro lavorazione e nell’uso non indiscriminato del colore. Vico (non Ludovico) era essenziale appunto. Sapeva che nessuno è perfetto e che va bene così.
Vico e Maddalena De Padova si piacevano.

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